Mario Mondino / 26 Agosto – 18 Settembre 2016


Mario Mondino “MONILI”

Racconta il poeta Ovidio nelle sue “Metamorfosi”: “Sono quattro le epoche che scandiscono la storia dell’uomo sulla terra, dalla primavera perpetua all’età dell’oro, dell’argento laboriosa e serena, alla dura età del bronzo, all’ingorda e scellerata età del ferro: la nostra.”
L’arte di Mondino ci ha da sempre affascinato: dai suoi chopper giganti come il monumento per i caduti di Morozzo, suo paese natale, agli oggetti di uso comune del Neolitico quali le schegge o le punte di selce ingigantite.
Poi la sua attenzione si è spostata su oggetti di uso comune come le sue trottole di pietra, quasi giocattoli per giganti o maghi.
Mai stanco di indagare con il suo lavoro la materia sempre varia, dai legni al faticosissimo acciaio, ha costruito una sorta di storia universale dell’uomo fino ad arrivare al monile: preziosa definizione e autocoscienza della sua arte. Mondino ha poi attraversato varie fasi fino a farsi orafo ed è ora pronto a danzare coi suoi corpi rotanti e le simmetrie mandaliche che sono senz’altro l’altra faccia dello stesso specchio: la sua rigorosa ricerca.
Il mestiere di impronta artigianale, appreso nell’officina del padre fabbro carradore è stato ampiamente superato con le nuove e sempre più complesse opere scultoree in acciaio. Le sue reminiscenze giovanili della generazione pop lo portano ad amare i colori, gli smalti e gli ori splendenti, in un rigore che include mestiere e astrazione. Questi anelli e questi dischi ci portano lontano, a strane forme esoteriche che esplodono e implodono negli spazi siderali, fino a farci sognare e viaggiare nel cosmo.
Mondino, in un tempo in cui chiunque, dopo l’affermazione di Duchamp, si può chiamare artista, ci disvela la sua ricerca senza ripetersi e rimandando ai primi messaggi della cultura greca: la bellezza non era estranea al mestiere, all’abilità e al pensiero concettuale.