8 giugno / 28 luglio 2018

Vi aspettiamo all’inaugurazione Venerdì 8 Giugno 2018 alle ore 18.30, presso l’Associazione IL FONDACO, in Via Cuneo 18, Bra (CN).

La mostra resterà aperta dal 08/06/18 al 28/07/18.
Orari: giovedì, venerdì, sabato 16.00 – 19.00
su appuntamento 339 7889565



Due parole, tre direzioni, tre centri strategici dell’antica Europa , oggi scomparsa. Tre momenti tanto diversi quanto uguali, tanto lontani che vicini, tanto tragici che gioiosi. Il primo, centro” ad ogni signore, ogni onore”: Roma, con Tommaso Cascella. La città dove
tutto è possibile, la città di tutti i sogni. Il secondo, Ravenna e l’impero bizantino sulle rive dell’Adriatico, con Guglielmo Darbo.
La città di Teodorico e di Galla Placidia e della mano tesa verso l’Asia. Il terzo, Sens in Borgogna, “Senigallia” antica capitale della Gallia gallo-romana, con Jean Gaudaire-Thor, la città della dea gallica “Ycauna” e della prima cattedrale gotica. Vediamo che, lungi da una discordanza legata alle origini lontane dei tre pittori, si tratta piuttosto di profondi legami che si tessono tra i tre protagonisti, i tre artisti. Pur essendo tre modi d’organizzare, d’immaginare l’universo della pittura, di raccontare la loro storia che emerge dal fondo degli anni, possiamo dire che ne risulti un accordo perfetto. Per tutti e tre si tratta di questo modo di scrivere la pittura, semplicemente, senza inganno, come noi vediamo apparire oggi su questi muri, in questa mostra. Scrivere la pittura, semplicemente, è proprio la scommessa che vediamo emergere nella nostra epoca di super tecnologia. Occorre aderire al mondo che ci è proposto oggi, senza resistenza, accettare l’inabissamento dei valori nella civiltà occidentale. Allora bisogna resistere, comprendere il nostro mondo ed accettarne la modernità che ci viene proposta. In questo, i tre artisti qui presenti fanno mostra di grande resistenza con il loro impegno e la loro tenacità.

Tre artisti insieme per l’arte, con l’arte: Tommaso Cascella romano, Guglielmo Darbo ferrarese e Jean Gaudaire-Thor francese.
Tre artisti 50 opere, in cui primeggia l’uso della materia come mezzo di comunicazione, attraverso tecniche diverse che vanno dalla pittura, dall’assemblaggio, all’incisione, tutto quanto per narrare, esprimere la propria particolare visione esistenziale

Jean Gaudaire-Thor artista eclettico , trova ispirazione nei viaggi che affronta con curiosità intellettuale.
Affascinato da sempre dall’archeologia, soprattutto dalla preistoria e dall’antichità egiziana e greca Jean cerca nei luoghi e nelle storie di personaggi storici, le risorse per il suo lavoro artistico. La presenza del passato è una costante: l’antico rivive nei suoi lavori non come semplice citazione ma attraverso una personale rielaborazione ricca di emozione e di bellezza.
Attraverso la suggestione di luoghi come l’Egitto degli anni Ottanta o l’Etiopia di Arthur Rimbaud del 2000 Jean è stato capace di evolvere e iniziare nuovi cicli, nuovi linguaggi , nuova pittura. Una pittura a volte materica, a volte liberata attraverso l’uso di una tecnica più semplice quasi fotografica, in cui il collage di vecchi ricordi fotografici viene rielaborato in un tutt’uno altamente espressivo.

Tommaso Cascella di quarta generazione di artisti, figlio del conosciuto Pietro Cascella, ci affascina con le sue geometrie astratte, segni misteriosi e suggestivi, un mondo che sa di cieli profondi, di costellazioni, espressione di una poetica interiorità.
Le sue forme, quel fare fluire la materia tra linee e spazi sempre nuovi, i colori vividi e plastici .sono la rielaborazione di racconti, di elementi in armonia tra di loro. Si è attratti dal gioco dei colori che si accendono sulla superficie delle tele come bagliori, i segni a tratti molto incisivi e profondi ricordano simboli arcaici primordiali, come fossero una rielaborazione di antiche memorie E come scrive Albero D’Atanasio “ Tommaso Cascella rielabora un racconto che è fatto di ricordi, di elementi che si armonizzano e che l’artista ha saputo comporre in maniera geniale costruendo masse che si equilibrano pur muovendosi e che hanno la bellezza del disegno, della leggerezza che si fa palpabile”

Diverso il modo di raccontare proprio di Guglielmo Darbo su grandi e vissuti sacchi di iuta, un racconto fatto di impronte, di graffi, di intrecci di fili ferrosi, di tagli, di grumi di colore.
Elemento dominante del suo lavoro è l’impiego di materiali che conferiscono uno spessore a questi sacchi sdruciti e vissuti.
Darbo sembra consegnarci un linguaggio disorganizzato, sgrammaticato, frammentato; al contrario trascende dalla mera dimensione pittorica spinto da un bisogno impellente di espressione: Il suo è un linguaggio fatto di scrittura gestuale, magmatica, di dialogo con materiali organici come i pigmenti , le terre, i carboni .
E’ un lavoro che sembra portare cicatrici inconsce, singolari, emozioni forti legate a una vita che si fa traccia, che oscilla tra una macchia di colore e uno strappo, tra la tensione di un filo di ferro e una cucitura, una sorta di “sudario” come lo ha definito Paola Babini nel suo testo.

Silvana Peira

Pubblicato da Gabriella Barbieri su Martedì 22 maggio 2018